Visita Amalfi

AMALFI

“Il giorno del giudizio, per gli amalfitani che andranno in Paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri”

Così recita una targa situata sotto l’arco che dalla piazzetta di Amalfi porta alla marina.
Anche sulle origini di Amalfi, così come per tutte le altre località, si fondono leggenda e realtà. La storiografia classica con il Chronicon Amalphitanum la vuole nata da una nave affondata, quella su cui si trovavano alcuni patrizi romani diretti verso Costantinopoli nel 337 d.C. Travolti da un naufragio, riuscirono a trarsi in salvo sulle coste pugliesi e, dopo aver fondato Melphi (oggi Melfi), si spinsero proprio verso le coste di quella che diventerà, insieme a Pisa, Genova e Venezia, una delle maggiori potenze marinare d’Italia. L’apice del suo splendore arriva intorno all’anno Mille, quando, mentre gli altri popoli vivevano periodi di difficoltà, Amalfi eccelse nella costruzione di navi, fino ad arrivare a disporre di un’eccezionale flotta di galee, dotate di un numero di remi che poteva arrivare a 116. La costruzione delle navi avveniva nell’Arsenale della Repubblica, situato nei pressi di Piazza Flavio Gioia, oggi uno dei principali monumenti della cittadina. Fu grazie a questa attività che gli amalfitani dominavano il Mediterraneo, fino a spingersi in Oriente per esportare legname, proveniente dalle boscose montagne della Costiera Amalfitana, e importare sete, spezie, balsami, profumi, tappeti, pietre preziose. Furono proprio le famose “Tavole amalfitane”, qui elaborate, a rappresentare, da allora e per secoli, una sorta di codice marittimo e commerciale a cui si attenevano tutti i naviganti del Mediterraneo.
Ma Amalfi raggiunse una notevole importanza grazie anche ad un’altra produzione, quella della carta. Nacquero eccezionali “cartiere”, che possono essere ammirate ancora oggi, che utilizzavano tecniche molto innovative per dar vita ad un tipo di carta molto rara e pregiata.
La Repubblica Marinara fu casa non solo degli amalfitani, ma anche di numerosi mercanti stranieri, primi fra tutti arabi, la cui influenza sul territorio amalfitano è notevolmente visibile, soprattutto dal punto di vista artistico. Basti volgere lo sguardo verso il Duomo di Sant’Andrea per comprendere il motivo per cui è considerato il più noto monumento in stile arabo-normanno.
Anche Amalfi, così come Positano, fu nota inizialmente a pochissimi. Giovanni Boccaccio nel Trecento fu uno dei primi ad accorgersene, ma per un numero maggiore di visitatori bisognerà attendere la prima metà dell’Ottocento, quando Ferdinando II di Borbone re di Napoli farà costruire la panoramicissima strada che da Vietri sul Mare porta fino a Positano.
Le due piazze che oggi sono piene di botteghe di souvenir negli anni Venti del Novecento facevano da sfondo ad un unico, immenso mercato del pesce, frutto di una delle due attività prevalenti del posto all’epoca. L’altra era la produzione di pasta. La spiaggia, infatti, era occupata dagli stenditori allestiti dalle fabbriche di pasta per l’essicazione del prodotto.
È stata, nel corso degli anni, meta di personaggi illustri, dallo scrittore norvegese Henrik Ibsen a Benito Mussolini fino al premio Nobel Salvatore Quasimodo. Oggi è diventata invece, come l’intera Costiera, meta ambita per il suo panorama, per la sua ricchezza storico-artistica, per le sue tradizioni enogastronomiche. Basta addentrarsi nei vicoli suggestivi e misteriosi a ridosso della cattedrale per coglierne tutta la magia.

DA NON PERDERE

Complesso monumentale della Cattedrale:
La Cattedrale di Sant’Andrea, spettacolare complesso architettonico in stile arabo-normanno, formato da due basiliche, quella del Crocifisso del IX secolo e l’antica cattedrale dell’XI secolo, a cui si accedeva tramite un portale in bronzo forgiato a Costantinopoli, tuttora presente.
Il Chiostro del Paradiso, nel complesso stesso, un quadriportico ad archi intrecciati in stile arabo-normanno, chiamato così perché pensato come una sorta di cimitero.
Il Campanile duecentesco, accanto alla Cattedrale.

Museo della Bussola e del Ducato Marinaro
Il museo documenta ed illustra la storia dell’antica Repubblica Marinara di Amalfi. Propone una serie di testimonianze sull’evoluzione degli strumenti di orientamento nautico tra cui proprio la bussola che, secondo la tradizione, fu inventata dall’amalfitano Flavio Gioia nel 1302, secondo fonti certe fu inventata in Oriente e gli amalfitani furono i primi nel Mediterraneo ad utilizzarla. Il primo a farne uso fu Giovanni Gioia, erroneamente trascritto come Flavio Gioia, a cui è dedicata la piazza antistante la spiaggia. Il museo ospita anche la Tabula de Amalpha, primo codice di navigazione del Mediterraneo, il Tarì, la moneta amalfitana dell’epoca, nonché una serie di miniature, sculture e ritratti dei personaggi che vi faranno rivivere la storia amalfitana.

Il Vallone delle ferriere
Riserva naturalistica unica nel suo genere, percorrerete 6 chilometri attraversati da boschi di felci e ruscelli. Il suo nome deriva dalla presenza di ruderi di antiche ferriere, di origine medievale. Conosciuta anche come Vallone dei Mulini per la presenza di mulini azionati dalle acque del fiume Canneto che servivano per la produzione della carta.

Il Museo della Carta
Si tratta di un’ex cartiera del XIII secolo, trasformata in museo nel 1969. Ospita i macchinari e le attrezzature impiegati per realizzare la carta a mano. Scoprirete che gli amalfitani si distinsero anche in questo campo grazie all’utilizzo di tecniche originali. La carta non era infatti prodotta con corteccia di alberi e cellulosa, bensì con la “Bambagia”, a partire da pezzi di stoffa di lino e cotone bianco. I mulini scioglievano poi tali stoffe, che venivano trasformate in fogli di carta da appositi telai.
Potrete inoltre trovare un’esposizione di fotografie e documenti, nonché una biblioteca con oltre 3.000 testi sulle origini della carta.
La visita guidata vi permetterà anche di assistere dal vivo alla realizzazione di un foglio di carta di Amalfi e, per acquistarla, potrete recarvi presso la Cartiera Amatruda, che produce ancora fogli, buste e biglietti secondo la tradizione.

Lo sfusato amalfitano
Addentrandosi nella Valle dei Mulini non potrete fare a meno di notare immensi limoneti, terrazzamenti che ospitano la coltivazione del famoso sfusato amalfitano, oggi divenuto prodotto IGP.
Grazie a tour di compagnie locali potrete visitare anche il Museo di Civiltà Contadina Arti e Mestieri, raccolta storica di oggetti, quadri, foto e cimeli che evocano tutte le arti professionali svolte da artigiani e contadini della Costiera Amalfitana. Ma niente paura, visto che non solo l’occhio vuole la sua parte, ma anche il gusto, potrete rifocillarvi con una bella limonata fresca o con le tante varianti gastronomiche di questo frutto, dai biscotti ai dolci alle insalate, fino al limoncello, liquore rinomato in tutta l’area. O ancora, potrete seguire corsi di cucina e imparare tipiche ricette locali in cui questo agrume la fa da padrone.